Lettera aperta al ministro della Difesa Ignazio la Russa

larussa

Egregio signor Ministro

innanzitutto vorremmo complimentarci con lei per essere un uomo molto fotogenico. Siamo abituati a vederla ritratta in pose talvolta concitate o pensose ma ci ha stupito per il bel sorriso che sfoggia nella ormai celebre fotografia pubblicata sul libro Bande nere, scritto dal giornalista di Repubblica Paolo Berizzi dove abbraccia un ragazzo biondo. Segno che la situazione in cui si trovava era piacevole.

Il giovanotto in questione è stato indicato come Ciccio Crisafulli, l’erede di una famiglia dell’onorata società di Quarto Oggiaro, a Milano.

Lei ha smentito dicendo che si tratta nientemeno che di un carabiniere suo amico. Con la magnanimità che la contraddistingue da sempre ha aggiunto che non querelerà.

Sebbene non vi siano motivi per mettere in discussione la parola di un ministro, soprattutto quello preposto alla nostra difesa un dubbio resta, dato che il carabiniere in questione finora nessuno l’ha visto.

Non è che per caso gli si può dire, in nome della tranquillità dei milioni di cittadini che Lei dovrebbe proteggere, di materializzarsi in qualche modo? Capiamo la privacy ma forse ne varrebbe la pena.

Noi intanto il libro lo compriamo. Almeno saremo in possesso di un pezzo da collezione, che un domani, se lei non avesse più voglia di essere magnanimo potremmo rivendere per pagarci eventuali spese processuali o ricoveri ospedalieri.

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Neofascisti e destra di governo a braccetto con nostalgia

Esce "Bande nere", un libro in cui Berizzi racconta chi sono, come vivono e chi protegge i nuovi "balilla". Un’inchiesta tra partiti, stadi, scuole e centri sociali

Paolo Berizzi –  Repubblica

ignazio la russa

C’è il ministro della difesa La Russa che posa con un "camerata" di una famiglia mafiosa siciliana, i Crisafulli, narcotraffico e spaccio di droga a Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. C’è il suo collega di partito e di governo, il ministro per le politiche europee Ronchi, con uno dei fondatori del circolo nazifascista Cuore nero: quelli del brindisi all’Olocausto.

Lui si chiama Roberto Jonghi Lavarini e presiede il comitato Destra per Milano (confluito nel Partito della libertà). Sostiene le "destre germaniche", il partito boero sudafricano pro-apartheid – il simbolo è una svastica a tre braccia sormontata da un’aquila – e rivendica con orgoglio l’appartenenza alla fondazione Augusto Pinochet. In un’altra foto compare a fianco del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Poi ci sono gli stretti rapporti del sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, con l’ultra-destra violenta e xenofoba del Veneto Fronte Skinhead. Ruoli istituzionali, incarichi, poltrone distribuiti ai leader delle teste rasate venete, già arrestati per aggressioni e istigazione all’odio razziale.

Fascisti del terzo millennio
Almeno 150 mila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler. Un’area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte Sociale Nazionale) – sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. I primi cinque raccolgono l’1,8 per cento di voti (tra i 450 e i 480 mila consensi). Ma a parte le formazioni politiche, l’onda "nera" – in fermento e in espansione – si allunga attraverso un paio di centinaia di circoli e associazioni, dilaga nelle scuole, trae linfa vitale negli stadi.

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Sessantatre sigle di gruppi ultrà (su 85) sono di estrema destra: in pratica il 75 per cento delle tifoserie che, dietro il "culto" della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violente premeditate. La firma: croci celtiche, fasci littori, svastiche, bandiere del Terzo Reich, inni al Duce e a Hitler. Sono state 330 le aggressioni da parte di militanti neofascisti tra 2005 e 2008. Concentrate soprattutto in tre aree del paese: il Veneto (Verona, Vicenza, Padova), la Lombardia (Milano, Varese) e il Lazio (Roma, Viterbo). Sono i vecchi-nuovi "laboratori" dell’estremismo nero. Con Roma – anche qui – capitale.

Dalle scuole ai centri sociali
Dai centri sociali di destra alle occupazioni a scopo abitativo (Osa) e non conformi (Onc). Dalle aule dei licei a quelle delle università. Dai "campi d’azione" di Forza Nuova ai raid squadristi delle bande da stadio che si allenano al culto della violenza. La galassia del neofascismo si compone di più strati: e anche di distanze evidenti. L’esperimento più originale è quello di CasaPound a Roma, il primo centro sociale italiano di destra. Da lì nasce Blocco studentesco, il gruppo sceso in piazza contro la riforma della scuola. Una tartaruga come simbolo, i militanti si battono contro l’"affitto usura" e il caro vita. Il leader è Gianlcuca Iannone, anima del gruppo ZetaZeroAlfa: musica alternativa, concerti dove i militanti si divertono a prendersi a cinghiate.

A Milano c’è Cuore Nero. Il circolo neofascista fondato da Roberto Jonghi Lavarini e dal capo ultrà interista Alessandro Todisco, già leader italiano degli Hammerskin, una setta violenta nata dal Ku Klux Klan che si batte in tutto il mondo per la supremazia della razza bianca. Dopo l’attentato incendiario subito l’11 aprile del 2007, i nazifascisti di Cuore nero ringraziano in un comunicato ufficiale tutti coloro che gli hanno espresso solidarietà e sostegno: tra gli altri, "in particolare", la "coraggiosa" onorevole Mariastella Gelmini, all’epoca coordinatrice lombarda di Forza Italia e attuale ministro dell’Istruzione.

Saluti romani, pistole e ‘ndrine
La famiglia calabrese dei Di Giovine e quella siciliana dei Crisafulli, la destra in doppiopetto di An e quella estremista di Cuore nero. A Quarto Oggiaro, hinterland milanese, la ricerca del consenso politico incrocia sentieri scivolosi. A fare da cerniera tra le onorate famiglie – che gestiscono il mercato della droga -, le teste rasate e il Palazzo è sempre lui, il "Barone nero" Jonghi Lavarini. Quello fotografato con il ministro Ronchi e il sindaco Moratti. Quello che presenta a Ignazio La Russa Ciccio Crisafulli, erede del boss mafioso Biagio "Dentino" Crisafulli, in carcere dal ’98 per traffico internazionale di droga. Camerata dichiarato, il rampollo Crisafulli frequenta Cuore nero così come il cugino James. A lui sarebbe stata dedicata la maglietta "Quarto Oggiaro stile di vita", prodotta dalla linea di abbigliamento da stadio "Calci&Pugni" di Alessandro Todisco. L’avvocato Adriano Bazzoni è braccio destro di La Russa. C’è anche lui in una foto con Lavarini e con Salvatore Di Giovine, detto "zio Salva", della cosca calabrese Di Giovine. Siamo sempre a Quarto Oggiaro, prima delle ultime elezioni politiche.

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Un po’ di storia del comitato antifascista e delle sue iniziative che potete scaricare QUI

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Bande nere: ecco chi sono i nuovi nazifascisti. Libro inchiesta di Paolo Berizzi

foto di fascisti a una manifestazione
Un’inchiesta sui giovani fascisti che circolano nelle nostre strade, fra i nostri figli, nelle nostre piazze, nei nostri stadi e, soprattutto, nelle scuole e nelle università, condotta da Paolo Berizzi e che Bompiani manderà in libreria tra 15 giorni col titolo: Bande nere. Come vivono, chi sono, chi protegge i nuovi nazifascismi (Pp. 224 – 17,00 euro).
Almeno centocinquantamila giovani italiani sotto i 30 anni, sostiene e documenta Berizzi, vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler.
Un’area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale.
L’autore, giornalista di Repubblica, ha censito i cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte sociale nazionale) – sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. Circa duecento tra associazioni, circoli e centri sociali sparsi nel paese; 63 sigle di gruppi ultrà (su 85) dichiaratamente di destra, e cioè il 75 per cento delle tifoserie che, dietro il culto della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violenze premeditate.
Sono solo alcuni dei numeri di questa inchiesta. Sufficienti, comunque, a testimoniare che l’onda nera sta entrando potentemente nella nostra società, facendo proseliti tra i giovanissimi e con rapporti quantomeno ambigui con la destra istituzionale. Paolo Berizzi ci accompagna in questo viaggio nell’area nera del nostro paese; un mondo per lo più di ragazzi, intessuto di riti e miti che consideravamo sepolti tra le macerie della Storia; un mondo fluido e magmatico, dai contorni tanto labili quanto inquietanti. Un mondo che, se non lasciasse tracce così marcate nell’attualità, sarebbe difficile credere che esista davvero.
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