Da Repubblica
Un video ritrae Massimo Turci, ex capogruppo pdl (e ora di Fratelli d’Italia), mentre guida tra i saluti romani la manifestazione per Sergio Ramelli. Imputato per le firme false pro Formigoni, guida la commissione Antimafia
di PAOLO BERIZZI
«Camerati… attenti!». «Camerata Sergio Ramelli…». «Presente!». Il rito del “presente” scandito tre volte. Una selva di braccia tese nel saluto romano e lui in mezzo, il capo, dietro una fila di bandiere con la croce celtica. Poi l’ordine: «Camerati… riposo!». Il tono di Massimo Turci, ex capogruppo pdl in Provincia (oggi Fratelli d’Italia) e presidente della commissione Antimafia istituita da Guido Podestà, è da gerarca fascista.
Il consigliere alla guida del corteo I saluti romani per Ramelli
Giacca e cravatta, occhiali. È la sera del 29 aprile 2013, una settimana fa. In via Paladini centinaia di militanti dell’estrema destra milanese ricordano, come ogni anno, la morte di Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano) ucciso a colpi di chiave inglese nel 1975 da militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia operaia. Dietro uno striscione nero con la scritta “Onore ai camerati caduti” e due croci celtiche, tra saluti romani, fiaccole e rulli di tamburo a scandire la marcia militare, il corteo fascista raggiunge
il luogo dove Ramelli fu ammazzato. Sul muro c’è la lapide che lo ricorda e la scritta “Ciao Sergio”. Un camerata appende una corona di fiori. Poi – come si vede nel video realizzato da Elena Peracchi – inizia la commemorazione. Agli ordini di Massimo Turci.
«Camerati attenti… !». I militanti neofascisti si inquadrano in pieno stile militare. L’ex capogruppo pidiellino lancia il “presente!” e tutti eseguono tendendo il braccio destro. A questo punto Turci, circondato da croci celtiche e teste rasate, ordina il riposo e inizia il suo discorso. «Camerati… Noi abbiamo la capacità di resistere perché dal ’46 a oggi siamo qui e siamo molti… E ci siamo sempre… anche se cercano di fermarci con le botte, con le pistole, con le chiavi inglesi, con la stampa, con la legge… E noi siamo qui». La sfida è lanciata. I camerati intonano Il domani appartiene a noi, uno degli inni storici del Fronte della Gioventù missino. Poi è di nuovo il gerarca Turci a prendere la parola e a concludere la cerimonia. «Camerati… prima di rompere le righe rivolgiamo un saluto e un applauso alla mamma Ramelli». I militanti neofascisti obbediscono.
È l’ultimo atto di una sfilata che, come ogni anno, ha suscitato polemiche: non per il ricordo di una vittima del terrorismo politico, ma per le modalità con cui questa avviene. Canti, slogan, saluti romani: insomma una parata fascista (ma regolarmente autorizzata dalle forze dell’ordine). Un’ostentazione di simboli e slogan vietati dalla legge. E non mancherà di far discutere, adesso, la partecipazione attiva di Turci: qui in veste di comandante. «Il presidente Podestà ha sfilato con la Brigata ebraica e il 25 Aprile è salito sul palco della manifestazione – dicono Saverio Ferrari e Elisabetta Salandra, dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre – A questo punto forse dovrebbe dire qualcosa».
Turci, ex capogruppo del Pdl a Palazzo Isimbardi, dopo la scissione decisa da Ignazio La Russa è poi confluito in Fratelli d’Italia-Centrodestra nazionale, di cui è capogruppo. Presidente della commissione Antimafia voluta dal presidente Podestà, è attualmente sotto processo per falso in atto pubblico in relazione alle 926 firme raccolte nel 2010 per le elezioni regionali a sostegno del listino di Formigoni e della lista del Pdl. Turci è anche considerato uno dei referenti nel mondo dei partiti e delle istituzioni di Lealtà Azione, l’associazione culturale dietro la quale operano gli hammerskin lombardi.
Lealtà Azione – recentemente balzata alle cronache per una donazione alla Veneranda Fabbrica del Duomo per la ristrutturazione di una guglia della cattedrale – nel 2010 ha organizzato una conferenza su Léon Degrelle, fondatore in Belgio, nel 1935, del movimento filofascista, monarchico e cattolico Rex e combattente tra le fila della Waffen Ss durante la seconda guerra mondiale. Un’iniziativa strenuamente difesa, nell’assemblea della Provincia di Milano, dalla consigliera ex pdl Roberta Capotosti, altra esponente di Fratelli d’Italia.
(04 maggio 2013)