29 APRILE: PISAPIA CHI L’HA VISTO?

 

Il vento è cambiato, la rivoluzione arancione, Milano liberata… Per molti aspetti sembra proprio di no.  Ieri sul sito dell’Osservatorio democratico è comparso questo articolo su cosa l’amministrazione comunale ha fatto, o meglio non ha fatto, sul tema dell’antifascismo.

La rilanciamo, uno spunto di riflessione

 

Bilancio di un anno

Il sindaco di Milano e l’antifascismo
Redazione  –  Osservatorio democratico  –  02/05/2012

Non è neanche passato un anno dall’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano ed è già tempo di bilanci, quantomeno nel campo dell’antifascismo.
Nell’arco di questi quasi dodici mesi:

– è continuata, per alcuni versi anzi è aumentata, la presenza di gazebo e banchetti di propaganda, quasi ogni fine settimana, promossi da organizzazioni di estrema destra, in particolare in alcune vie centrali o fortemente trafficate come Corso Vittorio Emanuele, Corso Buenos Aires e Corso Vercelli;
– da parte dell’Amministrazione comunale non è stata posta in essere alcuna limitazione nei confronti di queste iniziative, così per l’indizione di manifestazioni neofasciste nel centro cittadino, si veda lo scorso 3 marzo, in Piazza San Carlo, per un comizio nazionale della Fiamma tricolore;
– la stessa Amministrazione non ha inteso raccogliere, al fine di una adeguata pressione nei confronti di Questura e Prefettura, la protesta per il ripetersi di queste situazioni proveniente dall’antifascismo milanese tutto, dalle associazioni partigiane ai centri sociali, dai sindacati alla Rete antifascista, fino ai partiti della stessa maggioranza;
– si è ripetuto lo scandalo della parata, assai simile nella coreografia alle sfilate naziste degli anni Trenta e Quaranta, del 29 aprile in Città Studi, con l’esibizione di decine di bandiere con la croce celtica, saluti romani, fiaccole, tamburi e inni fascisti. Un fatto ormai unico in Europa, senza che vi fosse alcuna presa di posizione da parte del Sindaco, che ha ignorato la stessa richiesta di divieto avanzata dai gruppi consiliari che lo sostengono.

Un conto è ricordare i propri morti, un conto è dar vita ad iniziative di aperta apologia del fascismo e del nazismo, tra l’altro celebrando Carlo Borsani, gerarca fascista, passato alla storia per la sua opera di reclutamento, a fianco dei nazisti, dei giovani nelle milizie della Rsi, oltre che per aver firmato il Manifesto della razza. Non basta non essere più andati con la fascia tricolore il 1° novembre al Campo X, come facevano i precedenti sindaci, a omaggiare i caduti repubblichini, (ci mancherebbe altro!), e nemmeno consentire la posa di una lapide in Zona 3 a Fausto e Iaio. Ci aspettavamo ben altro impegno. Il saldo rimane decisamente negativo.

 

http://www.osservatoriodemocratico.org/page.asp?ID=3227&Class_ID=1004

 

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