Firenze, dare un aggettivo all’assassino: un fascista

Pubblichiamo un articolo significativo dal blog di Micromega

Alle persone andrebbero dati gli aggettivi giusti, e il 50enne che a Firenze ha fatto fuori due senegalesi (anzi, due “negri”) era sì “un estremista di destra”, come titolano tutti i giornali italiani online, ma era anche e soprattutto un fascista.

Le parole sono importanti, direbbe Nanni Moretti. In un Paese revisionista per eccellenza come il nostro si modernizzano gli aggettivi annacquandoli o cambiandone il senso. Rendendoli “politicamente corretti”. In un Paese come il nostro, governato fino a ieri da gente che ridicolizza sistematicamente il 25 aprile e la Resistenza, che fa i saluti romani e parla di Mussolini come di un grande statista, fa molto comodo categorizzare il fascismo come un momento qualsiasi della nostra storia, né buono né cattivo, per poi addossare ad un generico “estremismo di destra” tutte le colpe delle innumerevoli spedizioni punitive, prepotenze e violenze di ogni genere cui assistiamo regolarmente (senza che faccia notizia) verso i ragazzi di sinistra, sindacalisti, gay e lesbiche, negri e immigrati.

“Estremismo di destra”, dicitura funzionale alla comodissima teoria normalizzatrice degli “opposti estremismi”. Come se accoltellare uno zingaro sia ideologicamente paragonabile ad un corteo sindacale incazzato. Come se esibire allo stadio lo striscione “Lazio Livorno stessa iniziale stesso forno” sia potenzialmente dannoso quanto sventolare una bandiera cubana.

L’esaltazione dell’odio non è altro che cultura fascista. La violenza verbale ma non solo, la supremazia sul prossimo mediante l’uso della forza, i muscoli in bella vista, il razzismo. L’eterna infatuazione per le armi, pistole o spranghe che siano. E quando poi arriva uno e si spinge ad ammazzare, è tutta colpa della “follia” del singolo. Troppo facile così.

Quelli che oggi siedono in Parlamento, o diventano ministri, o sindaci di grandi città vogliono farci credere alla storia del fascista-buono e dell’estremista-di-destra-cattivo. No, sono la stessa identica cosa.

Matteo Pucciarelli

 

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